Misteri di Parma che forse non conoscete

Anche Parma ha i suoi misteri e le sue leggende e questi a cavallo di Halloween sono i giorni giusti per attraversare la città e scoprirne i lati più oscuri.

Il Palazzo del Tormento

Se state passeggiando dalle parti di Piazza Garibaldi, spingetevi oltre i Portici del Grano, verso via Repubblica. Davanti a voi, sul lato opposto della strada, c’è Palazzo Fainardi. Occupa una bella fetta della via e si affaccia sulla piazza; per anni, sulla sua facciata, campeggiavano enormi cartelloni pubblicitari, ora invece è sgombro, tornato al suo splendore naturale. Come tanti altri palazzi del centro, ospita diversi negozi, se guardate bene più in alto rispetto alle vetrine noterete però alcune cicatrici che testimoniano le origini medievali dell’edificio. Forse non sapete che in passato era conosciuto come il Palazzo del Tormento, perché proprio lì venivano processati e decapitati i condannati a morte. C’è una storia decisamente truce, che ha come protagonista Ranuccio I Farnese. È necessario fare uno sforzo di fantasia e mettersi nei panni di un duca seicentesco piuttosto accentratore. Ranuccio sospettava che i nobili della città tramassero alle sue spalle al punto da volerlo eliminare. Una minaccia inaccettabile: li fece imprigionare, torturare e, infine, decapitare, impossessandosi così dei loro beni. Tra loro c’era anche Barbara Sanseverino, signora di Colorno. Era il 1612, si dice che Barbara fosse molto bella e amata, pare che sia stata l’ultima a venire giustiziata pubblicamente, in modo oltretutto particolarmente brutale.

Il calcio del diavolo

Spostatevi ora invece nel luogo di culto per eccellenza: Piazza Duomo. Lì c’è un’altra storia misteriosa che riguarda il Battistero. Opera di Antelami e realizzato in marmo rosa di Verona, risale al Duecento ed è un edificio ricco di rimandi magici e simbolici; lo zooforo, per esempio, che percorre tutto il perimetro esterno della struttura, è composto da formelle a bassorilievo che rappresentano animali, ma anche figure fantastiche come sirene e minotauri. Andando verso il lato est del Battistero, però, si nota un altro segno, più marcato. Non ci sono portali su quel lato dove non arriva mai la luce del sole, ma all’interno si trova l’altare; all’altezza dello sguardo, su una colonna, è facile vedere un’impronta scura, non tanto grande, che sembra il segno di un piede. La leggenda vuole che quello sia un calcio del diavolo che, infuriato per lo splendore dell’opera di Antelami, abbia cercato di distruggere l’edificio. Non è riuscito nel suo intento ma ha comunque lasciato impresso per sempre il segno della sua rabbia.

La croce e il condottiero

Poco distante da piazza Duomo, in via Garibaldi, si trova la Basilica di Santa Maria della Steccata. Costruita a partire dal 1521 per onorare un’immagine miracolosa della Madonna allattante – ancora conservata all’interno e visibile sopra all’altare -, è basilica minore dal 2008.  Dal 1718, per volontà di Francesco Farnese, è sede dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, di cui è possibile visitare il museo. Il museo include una quadreria e diversi cimeli ducali, ma anche la Sagrestia Nobile, che è piuttosto spettacolare. Risalente al 1665 circa, è completamente rivestita da un armadio di ebano intagliato che contiene antiche reliquie e arredi sacri. L’aspetto più misterioso e affascinante però è la cripta, realizzata grazie a Maria Luigia nel 1823, accoglie i resti dei duchi di Parma; è un luogo solenne e ospita, oltre alle lapidi e alla tomba monumentale del duca Alessandro Farnese, anche una croce contenente, si dice, resti della croce e della corona di spine di Cristo. Recentemente, invece, si è risolto un mistero che aveva come protagonista proprio Alessandro Farnese, che è stato un grande condottiero ma ha passato a Parma ben pochi anni (è però grazie a lui se abbiamo il Parco della Cittadella). Il corpo è stato riesumato lo scorso anno e analizzato per risolvere il mistero intorno alla sua morte, a quasi cinque secoli di distanza. Si sospettava che il duca fosse stato avvelenato; da alcune lettere, infatti, si notava una sempre maggiore incertezza nella sua scrittura e la causa poteva dunque risiedere in un lento e infine letale avvelenamento. In realtà la sua fine è stata meno epica: dalle analisi dei suoi resti è risultato che la causa della morte sia stata invece una “banale” polmonite.

Folle alchimia

Per concludere il brevissimo itinerario misterioso rimaniamo alla Steccata, ma questa volta entriamo nella basilica. Avanzate e fermatevi a guardare la volta del presbiterio; probabilmente lo sapete già, ma è decorata con affreschi del Parmigianino, uno dei più grandi artisti del nostro territorio. L’opera ha come protagoniste Tre vergini sagge – con le lampade accese – e Tre vergini stolte – con le lampade spente -, ma il lavoro che Parmigianino doveva svolgere nella basilica era in realtà grandioso. Parmigianino ha bucato i tempi, non ha rispettato l’impegno preso e per questo è stato arrestato. Poco dopo la scarcerazione è morto, giovane, aveva 37 anni anche se le descrizioni lo ritraggono come un uomo dall’aspetto vecchio e selvatico. La causa dell’inadempienza, probabilmente, deriva dall’interesse per l’alchimia, sfociata poi in ossessione che pare lo abbia allontanato dalla pittura, portandolo alla follia e anche alla povertà. Nelle opere di Parmigianino spesso si trovano riferimenti al mondo alchemico, simbologie e richiami magici e anche nell’affresco della Steccata ci sarebbero richiami ai quattro elementi. Provate a cercarli o quantomeno a immaginarli, forse basta la suggestione, in questo caso, per rendere giustizia a un artista immenso.

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