Il lusso della sensibilità

Essere impegnatissimi ci fa sentire importanti. Ma anche desiderati ed efficienti. Ogni giorno infiliamo un impegno dietro l’altro, come perle in una collana infinita, quasi in automatico, senza riflettere e senza valutare. In più, mentre adempiamo a tutti i nostri compiti, rimaniamo sempre connessi, mostriamo e dimostriamo al mondo che il nostro fare ed essere è reale. Ce ne vantiamo, senza mai scollegare mente e corpo da tutti i doveri che ci siamo imposti o che abbiamo accettato.

Ma il nostro valore non deriva dalla quantità di impegni che accumuliamo durante il giorno, anche se molto spesso pensiamo che sia così. Questo moto costante ci distrae enormemente, diventa una catena di montaggio priva di riflessione e profondità, tanto che non siamo più capaci di concentrarci sulle cose che contano ma, al contrario, contiamo le cose che facciamo, ci identifichiamo con le nostre azioni quotidiane e non concediamo al nostro fisico il lusso di stancarsi. Viviamo in un mondo forsennato, dove si è affermato un modo di vivere iperattivo, ispirato dai grandi imprenditori o da uomini e donne potenti. Margaret Thatcher, ad esempio, era famosa per dormire 4 ore a notte mentre Trump si vanta di dedicare al riposo notturno solamente 3 ore (qui un discorso di Arianna Huffington proprio a proposito del sonno). Certo, questo permette di rivolgere il resto del tempo al produrre e creare ricchezza. Ma davvero vivendo così arriveremo ad essere felici, appagati e in salute? Vivere richiede presenza, i momenti della nostra vita arrivano e passano, senza consapevolezza e concentrazione li perderemo senza rendercene conto. Allenarsi a scegliere e selezionare invece ci porterà ad agire con coscienza, lasciando a ogni cosa il tempo di cui ha davvero bisogno e regalandoci la possibilità immensa di fermarci, respirare, apprendere e vivere a pieno. Il lavoro di ricognizione parte da una scelta: di cosa non possiamo veramente fare a meno? A chi e a cosa possiamo dire di no? È un esercizio di quotidiana valutazione che ci porterà a vivere intenzionalmente.

Molte persone vivono senza profondità, raramente trovano il tempo per riflettere sulle loro vite, sui loro progetti e su chi sono veramente, ma, al contrario, sfruttano il tempo che hanno per fare, in maniera ossessiva. Si è diffusa negli ultimi anni una forma di ansia sociale, la FOMO, acronimo di Fear of Missing Out. L’iperconnessione, lo sfoggiare senza controlli ne filtri ogni momento delle nostre giornate, genera ansia e invidia, così ci si applica per cercare di fare tutto, stare al passo con gli altri e anzi, possibilmente superarli dimostrando così che la nostra vita è altrettanto bella, ricca di impegni, lussi e divertimenti. Il risultato però non è la felicità, ma lo stress, la stanchezza fisica e la scontentezza di non aver davvero vissuto quel momento, ma di averlo solo inserito in una lista insieme ad altri impegni. Ancora una volta, la soluzione sta nella scelta. Nel lavoro di sottile scrematura che ci porterà a riconoscere di quali valori è composta la nostra vita, che ci permetterà di vivere ogni cosa nella sua pienezza, di essere vulnerabili. Nella nostra società la vulnerabilità è vista come un difetto, rappresenta un ostacolo perché rischia di compromettere l’efficienza; in realtà la sensibilità è un lusso, è come un’antenna che ci consente di sentire ciò di cui abbiamo bisogno e cosa invece dobbiamo allontanare, è un grande regalo che dobbiamo concederci perché rappresenta la predisposizione a sentire e accogliere, ad essere e fare in modo autentico.

L’illustrazione è di Akira Kusaka

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4 thoughts on “Il lusso della sensibilità”

  1. purtroppo io ho la sindrome del “tuttoeniente” da cui non riesco a guarire….credo che me la tatuerò, questa parola, “tuttoeniente”, perchè non ce n’è un’altra in grado di definirmi così bene….

  2. Concordo su tutto.

    Come quando vedi qualcosa di bellissimo e al posto di fermarti ad osservarlo in santa pace ti metti affannosamente a cercare il cellulare per instagrammarlo e magari nel frattempo questo qualcosa é già andato via. : /

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