Un cielo d’estate

Adesso a casa c’è solo silenzio o suono artificiale, che ogni tanto azzittisco col pulsante “muto” e allora rimane solo il silenzio, con il ronzio del condizionatore. A casa l’aria è calda e appiccicosae sbirciando fuori il cielo è quasi denso, ma molto bello, da guardare a distanza. Non ha una base ed è tutto teso, infinito verso l’alto, eppure cambia colore; vorrei trovare quel punto molto in basso dove inizia la sfumatura rosa della sera. La sera è rosa, la notte è nera, il giorno a volte azzurro, a volte grigio, a volte bianco, a volte, quando è inverno, a volte è nero anche il giorno. Adesso però è azzurro, con qualche interruzione bianca molto rapida e leggera. Azzurro e colloso. Ieri, ma anche l’altro ieri, l’ho visto molto diverso il cielo. Molto più cristallino e volubile. A Monaco era bagnato, poi luminosissimo. Freddo, poi caldo. Poi ancora freddo. Ma un freddo bello, che è quasi tiepido. E prima di diventare nero dovevi aspettare un bel po’. C’erano le luci appese in aria e la musica più o meno ovunque. È molto lontana Monaco, almeno dal qui e ora. Poi Innsbruck invece era silenziosa, almeno fino a quando un pianoforte è uscito da un bar. Poi si è fermato davanti a me ed è diventato un concerto. Così, è successo all’improvviso. Con un cielo molto liquido e abbagliante anche se ormai era tardi e la gente beveva la birra oppure il vino con dentro lo zenzero. E stavano tutti seduti a chiacchierare e a parlare probabilmente di cose leggere, o anche pesanti, ma di quelle cose che in bene o in male le dici solo davanti alla birra. Poi si sono azzittiti tutti perché il pianoforte da in mezzo alla strada ha iniziato a suonare. Ha deviato il traffico, il pianoforte. E intanto c’erano gli uomini e le donne che cantavano, gli uomini tutti con la camicia bianca, che guardavano le donne che invece erano vestite tutte diverse. C’era anche il direttore d’orchestra. Quando il cielo era un po’ più giallo, anche un altro pianoforte suonava. Aveva la luce dietro e sembrava un raggio di sole fatto di musica francese. Un miraggio prima del buio. Che poi il buio comunque prima di arrivare ha lottato con mille luci, mille, piccole e grandi, aggrappate all’acqua del fiume e ai muri delle case e al tetto d’oro. Con tutti quegli appigli luminosi la notte ci ha messo tanto a trovare il suo posto. Poi comunque è stata scacciata via presto. Una sconfitta. Il nero a volte dura poco, per fortuna.

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