Tic tic


Mi si incollano gli occhi e penso a Sumire. Non ha senso. L’effetto collaterale dei libri è l’eco inaspettata e rimbombante. Ho sempre in testa Sumire, e pensare che mentre leggevo di lei non riuscivo proprio a ricordarmi il suo nome. All’inizio la pensavo una qualsiasi, poi invece la sua immagine si è impressa ben definita nei miei pensieri. Chissà cos’è successo poi, ma adesso mi manca. Mi manca molto. Mi manca leggere di lei, della sua scrittura febbrile, del suo immaginato mondo immaginario. Penso a lei che scrive, ai meccanismi nella sua testa, al desiderio compulsivo e passionale che la spinge a stare china sui tasti. Tic tic tic. È un rumore che adoro. Quando lo produco io, ma anche quando lo producono gli altri. Penso a tutte quelle lettere schiacciate poi magari cancellate. Chissà cosa compongono. Leggo le righe degli altri e ogni volta penso Ma come fa. Che mi piaccia, o che non mi piaccia. Spesso confondo la capacità con l’intelligenza. Forse ha un senso accavallare due qualità così, ma poi penso anche alla necessità dello scrivere. Se è un’urgenza. Se è un mestiere. Se è un desiderio segreto. Invidio da morire certi ricami dialettici, lo studio attento nella composizione, la pazienza con cui le frasi vengono composte smontate rimontate. Gli scartafacci. Per me è un mal di stomaco. Una morsa. Un impulso. Tic tic tic tic. Vado velocissima. Succede perché è talmente improvviso che se non scrivo velocemente le parole scappano e poi chi se le ricorda più. Saponette. Non per raccontare storie, non per forza. Mi piacerebbe. Sarebbe bello comporre un pensiero logico, che diventa un percorso, si snoda, curva, rettilineo. Stop. Inizia con A e finisce con Z. Ma non penso sia fatto per me, sono troppo distratta, l’ho sempre saputo. Me lo dice anche il sonno. Nessun melodramma onirico realizzato o realizzabile. Solo così, una serie scomposta di urgenze. Con quell’ansia tipica della smania. Tipico della felicità. E nel frattempo oltre a Sumire penso anche a Leopold Gursky, che vorrei rimaneggiare e mi aspetta lì, composto in salotto. Quando sono pronta, lui c’è. Anche Sumire si è addormentata sul mio divano. Dovrei proprio risvegliarli. Loro due e tutti quanti. Poi ricominciare.

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